Non abbiamo notizie relative alle vicende di un eventuale insediamento, che però
compare come già dotato di una chiesa nella prima metà dell'XI secolo. Nella
donazione del 10 agosto 998 in favore della Badia di Marturi vengono registrati
tre mansi a Cedda.
San Pietro A Cedda è una chiesa ad unica navata con abside semicircolare e torre
campanaria impostata a destra dell'edificio.
La facciata a capanna (parzialmente coperta da un edificio più recente) presenta
un portale con piedritti e lunetta monolitica; la ghiera dell'archivolto a tutto
sesto (ispirata al gusto pisano) propone motivi vegetali ottenuti a stiacciato
(si riconoscono grappoli d'uva, intrecci viminei, palmette e fiori). Un fregio a
racemi stilizzati incornicia l'architrave decorato con una croce romanica posta
a distinguere rosette quadrate, secondo un motivo già operato nella pieve di
Sant'Agnese.
Internamente la chiesa è divisa in due settori da un arco trasversale. L'arco si
imposta su un pilastro cruciforme addossato alla parete laterale. Entrambe le
semicolonne, alle cui basi sono visibili tori, presentano un capitello
riccamente decorato. Il capitello della semicolonna destra, danneggiato nella
parte superiore, è scolpito con rozze figure antropomorfe separate da tralci di
vite e grappoli d'uva.
L'abside, spartita da due lesene a sezione semicilindrica, è ricassata alla
maniera lombarda e due arcate cieche percorrono le pareti laterali in prossimità
del presbiterio. La monofora absidale presenta un archivolto decorato con il
consueto motivo a rosette e, nella ricassatura, due colonnette, di cui una
tortile, sorreggono l'archetto interno. Questa soluzione decorativa è molto rara
da trovare nelle chiese rurali toscane e testimonia la vivacità culturale
presente in Valdelsa nel medioevo; vivacità che acquista caratteristiche
autonome nella fusione di elementi locali con altri di diversa provenienza. Un
linguaggio elaborato grazie alla presenza della Via Francigena, veicolo di
trasmissione di linguaggi culturali di provenienza lombardo-padana, e l'uso di
linguaggi propriamente locali, come la tradizione decorativa volterrana.
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